Nel panorama aziendale contemporaneo, l’attenzione alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti emerge come pilastro imprescindibile per garantire la soddisfazione della clientela e il successo sul mercato. Tuttavia, per perseguire questo obiettivo, è fondamentale riconoscere che al centro di ogni strategia vi sono le persone che, lavorando insieme, contribuiscono alla sua riuscita.
Sono le due facce della stessa medaglia che vede da una parte la qualità del servizio al cliente, e dall’altra la qualità dell’ambiente di lavoro per i dipendenti.
Noi di CSE siamo convinti che solo quando questi due fattori sono in equilibrio è possibile raggiungere l’eccellenza massima.
Per noi, qualità e innovazione sono il frutto di un ambiente di lavoro che valorizza il benessere e la produttività del personale. Perché, proprio come il nostro servizio sul controllo qualità dei macchinari è essenziale per la soddisfazione dei nostri clienti, così il contesto lavorativo che offriamo ai nostri dipendenti è cruciale per il loro benessere e la loro efficienza. Ma come si ottiene la qualità dell’ambiente di lavoro?
Qualità dell’ambiente di lavoro: 8 punti per benessere e sicurezza
La felicità nell’ambiente di lavoro ha un impatto significativo sulla vita dei dipendenti, sulla coesione del gruppo e sul successo finanziario dell’impresa. Lo dimostrano tutti gli studi effettuati nel campo della psicologia applicata al lavoro e al benessere organizzativo.
È stato infatti evidenziato che un clima di lavoro positivo che garantisca sicurezza e promuova il benessere di chi ci lavora, non solo migliora la produttività, aumenta la motivazione e affina la focalizzazione sugli obiettivi aziendali, ma facilita anche performance superiori e incrementi nel fatturato.
Secondo la psicologia del lavoro, dunque, per garantire sicurezza e benessere nel luogo di lavoro, favorendo al contempo rendimento ed efficienza, un ambiente di lavoro deve avere le seguenti caratteristiche:
- Confortevolezza e accoglienza dell’ambiente di lavoro: gli spazi devono essere ergonomicamente progettati per evitare affaticamento e lesioni, oltre ad essere esteticamente piacevoli per promuovere il benessere psicologico.
- Chiarezza degli obiettivi e valorizzazione delle competenze: è fondamentale che i dipendenti conoscano gli obiettivi da raggiungere e si sentano valorizzati per le loro competenze e contributi.
- Ascolto attivo e gestione dei conflitti: le aziende dovrebbero praticare l’ascolto attivo e avere strategie efficaci per la gestione dei conflitti, promuovendo un ambiente lavorativo armonioso.
- Disponibilità delle informazioni e cooperazione: l’accesso facile alle informazioni necessarie per svolgere il lavoro e un’atmosfera di cooperazione tra i colleghi sono essenziali per un ambiente di lavoro efficiente.
- Equità e prevenzione dello stress: è importante assicurare equità nell’assegnazione delle responsabilità e nel trattamento retributivo, oltre a mettere in atto misure per prevenire i fattori di stress.
- Sicurezza e prevenzione degli infortuni: la sicurezza sul lavoro è fondamentale, e le aziende devono attuare rigorose politiche di sicurezza e prevenzione degli infortuni.
- Promozione dell’utilità sociale del lavoro: far sentire i dipendenti parte di qualcosa di più grande, contribuendo alla società con il proprio lavoro, aumenta la motivazione e il senso di appartenenza.
- Flessibilità e dinamismo: un ambiente di lavoro che promuove la flessibilità e accetta le sfide stimolanti favorisce la realizzazione personale e professionale dei dipendenti.
Queste caratteristiche, quando integrate in una strategia aziendale comprensiva, possono creare un ambiente di lavoro che non solo è sicuro e promuove il benessere dei dipendenti, ma che contribuisce anche a migliorare il loro rendimento e l’efficienza complessiva dell’organizzazione.
Benessere del Lavoratore nel contesto lavorativo: una storia che parte da lontano
La cultura del benessere sul posto di lavoro ha subito una significativa evoluzione nel corso del tempo. Originariamente, nella prima metà del ventesimo secolo, l’enfasi era posta sulla sicurezza fisica e la prevenzione dei rischi negli ambienti lavorativi.
Con l’avvento dello Human Relations Movement, la percezione si è allargata, includendo aspetti psicosociali come la motivazione dei lavoratori, la dinamica di gruppo e il disagio psicologico dovuto alla monotonia del lavoro.
È stato soltanto negli anni ’80 che il concetto di benessere lavorativo ha assunto una connotazione più ampia con l’introduzione del termine “wellness”. Questo termine va oltre la semplice mancanza di malattia, enfatizzando uno stato di comfort e soddisfazione generale che include il benessere mentale oltre a quello fisico. La salute sul lavoro è così passata da un approccio reattivo di evitamento delle malattie a una visione proattiva che promuove attivamente il benessere complessivo del lavoratore.
Negli anni ’90 poi, c’è stata un’ulteriore evoluzione grazie all’emergere della l’emergere della Psicologia della Salute Occupazionale che ha segnato un cambiamento significativo nell’approccio al benessere sul posto di lavoro, ponendo l’accento sull’applicazione delle scoperte psicologiche per:
- Potenziare il benessere e l’autodeterminazione dei lavoratori;
- Mantenere elevate le norme di sicurezza lavorativa;
- Promuovere un ambiente salubre nei contesti lavorativi.
Il concetto di benessere al lavoro si è quindi notevolmente evoluto: si è trasformato da un’attenzione individuale alla salute fisica e mentale, verso una visione più ampia del benessere organizzativo. In questa nuova ottica, come si legge sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, un’impresa attenta al benessere dei propri dipendenti deve fare del “benessere organizzativo” il suo punto di riferimento imprescindibile:
Per benessere organizzativo si intende la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno. Studi e ricerche sulle organizzazioni hanno dimostrato che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un “clima interno” sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione degli utenti e, in via finale, ad aumentare la produttività.
E il fulcro del benessere organizzativo è proprio la qualità dell’ambiente di lavoro, che diviene essenziale per promuovere la salute a tutto tondo dei dipendenti.
L’essere attivi e dinamici, la capacità di adattamento e flessibilità, l’incentivazione attraverso sfide che motivano, la possibilità di realizzare aspirazioni e ambizioni personali, come abbiamo visto, sono quindi le componenti per creare le condizioni per un’atmosfera aziendale dove i lavoratori possono prosperare su tutti i fronti.
Qualità dell’ambiente di lavoro e benessere organizzativo dal punto di vista legislativo
Nel corso degli anni, la preoccupazione per il benessere dei dipendenti ha trovato crescente risonanza nei provvedimenti legislativi europei.
Si è assistito, ad esempio, all’introduzione della Dichiarazione di Lussemburgo nel 1997, che si prefiggeva di promuovere la salute nei posti di lavoro.
In seguito, nel 2002, la Commissione delle Comunità Europee ha elaborato una strategia innovativa dedicata alla salute e sicurezza per il periodo 2002-2006.
Più avanti, nel 2008, è stato recepito l’Accordo Europeo sullo Stress Lavoro Correlato mediante un Accordo Interconfederale.
Nel biennio 2008-2009, l’Unione Europea ha avanzato una definizione di benessere sul posto di lavoro che enfatizzava il benessere mentale e fisico dei lavoratori come il risultato di un equilibrio fra l’ambiente lavorativo, il tempo libero e il lavoro stesso. L’obiettivo di recente tendenza è diventato l’analisi del benessere complessivo dell’organizzazione e la sua capacità di assicurare un ambiente favorevole per il personale.
Anche in Italia, il benessere nei luoghi di lavoro ha ricevuto un impulso significativo grazie alla Direttiva del Ministero della Funzione Pubblica del 2004, che mirava a migliorare il benessere organizzativo all’interno delle Pubbliche Amministrazioni.
Il benessere lavorativo è sotto costante monitoraggio da parte dell’Istat, che conduce studi per tracciare il benessere aziendale e, a partire dall’8 febbraio 2021, ha iniziato una rilevazione specifica sul benessere lavorativo e il fenomeno del mobbing, con l’obiettivo di identificare e affrontare le criticità.